Evaristo Fusar

fotogiornalista

Evaristo Fusar

fotogiornalista

Nato a Milano il 13 marzo 1934. Conseguito il Diploma Magistrale, ha iniziato il lavoro di fotoreporter nel 1953 presso l'agenzia Interpix. Produce reportages in tutta Europa da freelance. Risiede a Parigi, Londra e Madrid e collabora con il settimanale Settimo Giorno. Nell'ottobre del 1960 è assunto a L’Europeo.
Dal 1960 al 1967 è inviato per questa testata. Documenta i maggiori avvenimenti mondiali. È sul set di Luchino Visconti nel Gattopardo, di Antonioni nel Deserto Rosso, di Fellini in Giulietta degli Spiriti, poi con Germi, Monicelli...

Nel 1967 passa alla Domenica del Corriere, illustrato del Corriere delle Sera e fotografa i luoghi e gli avvenimenti in ogni angolo della terra. Dalla Siberia all'Australia, al Sud Africa, alle Americhe. Pubblica i grandi personaggi del firmamento U.S.A.: John Ford, Rita Hayworth, Groucho Marx, Zsa Zsa Gabor, Bing Crosby, Clint Eastwood e tanti altri.

Raggiunge e supera il traguardo delle 100 copertine. Nel 1986 passa alla redazione di Capital.

Dal 1989 torna libero professionista.

Le sue fotografie sono apparse nelle principali riviste e quotidiani italiani e stranieri.

Nominato Cavaliere della Repubblica nel 1974, nel 1978 gli è stata conferita la grande Medaglia d’oro di Benemerenza della Città di Milano.

Nell'aprile 1964 ha esposto alla Galleria Gianferrari di Milano. Nel 1978 è stato il primo fotografo italiano dopo Cartier-Bresson e Bischof al quale la Permanente ha dedicato una personale. Nel 1986 è presente in alcune importanti gallerie italiane con una mostra itinerante sulla Francia degli anni sessanta sotto l'alto patrocinio dell'Ambasciata di Francia in Italia. Nel 1988 espone alla Galleria d'Arte Cafiso di Milano i suoi “Fusarbolli”. Nel dicembre 1994 è alla Galleria Il Diaframma Kodak Cultura con la personale dedicata ai 100 anni del cinema. Nel 2006 partecipa alla mostra “I maestri della Fotografia” tenuta al Guggenheim di Venezia.

Dal Frac alla tuta

Terminata la grande guerra, il mondo del fotogiornalismo è obbligato al cambiamento dalla diffusione di un nuovo sistema di stampa: il rotocalco, la nuova tecnica che consente di ottenere migliori risultati nella stampa delle foto a colori. Le fotografie risultano più precise, più leggibili.
Le pubblicazioni attribuiscono alle immagini la stessa importanza dei testi. Per i nuovi e giovani fotografi il settimanale di riferimento si stampa negli U.S.A. si chiama LIFE.
In Europa è Paris Match la rivista su cui si pubblicano i grandi reportages. In Italia si contendono il primato come primo settimanale illustrato L’Europeo ed Epoca.
Enzo Biagi scrive che Epoca pubblica le fotografie più belle ma quelle che contano appaiono su L’Europeo.
Negli U.S.A., LIFE ha un grande staff di fotografi in redazione, oltre a centinaia di collaboratori.
Per facilitare il proprio lavoro, la strada è una sola: la specializzazione.
C’è chi fotografa solo animali, guerre, alta società, politici, sportivi, scienziati, attori. In Italia l’editoria non si può permettere grandi staff. Chi viene assunto come fotoreporter deve realizzare ogni tipo di reportage. Di ritorno da un grande servizio in Estremo Oriente il giorno dopo lo stesso fotografo è impegnato a fotografare una scimmia “informale” in Corso Garibaldi, a poca distanza dalla redazione. La simpatica scimmietta inzuppava le zampe in un barattolo di vernice per poi appoggiarle su una tela imbrattandola.
Dopo un’importante copertina su Paolo VI in pellegrinaggio a Gerusalemme, il tempo di cambiarsi abito e si deve seguire un fatto di cronaca nera alle porte di Milano. Passavamo dal frac per un ritratto al Papa in Vaticano alla tuta per un servizio su una tappa del Tour de France.
Da tale varietà di reportage è nata l’idea di presentare otto mostre. Una serie di servizi che solo chi operava in collaborazione con editori italiani, non essendo specializzato, aveva avuto la possibilità di realizzare.